“Buon giorno 7 Luglio,
Ha letto i miei pensieri? sono già rivolti a te, mia amata immortale,
ora lieti,
ora di nuovo tristi,
nell'attesa che il destino esaudisca i nostri desideri
Posso vivere soltanto unito strettamente a te, non altrimenti,
Ho deciso di errare lontano finché non potrò volare nelle tue braccia e sentirmi perfettamente a casa accanto a te lasciando che la mia anima,
circondata dal tuo essere,
entri nel regno degli spiriti
Purtroppo così deve essere,
ti rassegnerai,
tanto più conoscendo la mia fedeltà verso di te,
nessuna altra donna potrà mai possedere il mio cuore, mai, mai
O Dio perché doversi allontanare dall'oggetto di tanto amore? la mia vita a V. è ora miserevole
Il tuo amore ha fatto di me il più felice e nello stesso tempo il più infelice degli uomini
Alla mia età avrei bisogno di vivere in modo uniforme senza scosse,
ma è ciò possibile nella nostra situazione?
Angelo mio, mi dicono ora che la posta funziona tutti i giorni,
quindi chiudo affinché tu possa ricevere la lettera al più presto
Sii calma
solo contemplando con serenità la nostra esistenza potremo raggiungere il nostro scopo di vivere insieme
Sii calma
Amami
Oggi, ieri
Quanta nostalgia, quanto rimpianto di te
di te
Dite, mia vita, mio tutto, Addio
Ti prego continua ad amarmi, non smentire mai il cuore fedelissimo del tuo amato L.
Eternamente tuo
Eternamente mia
Eternamente nostri"
Ludwig Van Beethoven
"Rimangono le nuvole"
E se io stessi sorridendo, e stessi correndo tra le vostre braccia, riuscireste a vedere quello che vedo io Ora?
giovedì 23 maggio 2013
mercoledì 28 novembre 2012
Ho sempre voluto iniziare.
Ho sempre voluto iniziare una poesia con la linea :
"Ho sempre voluto iniziare.
Ora che ho, meglio finire qui"
martedì 20 novembre 2012
Bon voyage
A chi mi domanda ragione dei miei viaggi, solitamente rispondo che so bene quel che fuggo, ma non quello che cerco.
C'è un solo viaggio possibile: quello che facciamo nel nostro mondo interiore. Non credo che si possa viaggiare di più nel nostro pianeta. Così come non credo che si viaggi per tornare. L'uomo non può tornare mai allo stesso punto da cui è partito, perché, nel frattempo, lui stesso è cambiato. mercoledì 11 gennaio 2012
domenica 8 gennaio 2012
Clic.
La calura era insopportabile.
Quando finalmente l'emergenza idrica fu risolta, si mise in coda.
Un uomo in testa alla fila riempì d'acqua il proprio secchio e, in
capace di aspettare, vi affondò la faccia e bevve a pieni sorsi.
Cadde in preda a una sorta di delirio:
iniziò ad urlare di piacere e, come colto da un raptus, si rovesciò addosso l'intero secchio.
Quel gesto scatenò la brama degli altri.
Uomini, donne, bambini sbucarono da ogni dove attorno alle cisterne, si spogliarono e,
uno accanto all' altro si rovesciarono addosso il liquido prezioso.
Ridevano, schiamazzavano e strillavano felici mentre i loro corpi si contorcevano e si agitavano sotto un vortice fluido. Quell'improvvisa negligenza, quello spreco e quella mancanza di riguardo dopo giorni di arsura e di inaridimento furono come un battesimo di massa.
In mezzo a quell'euforia, Amrit fù l' unico a notare gli increduli clic, clic, clic di una macchina fotografica Kodak Brownie con tanto di flash: un fotoreporter stava immortalando quell' inusitato bagno collettivo prima di entrare nel collage a caccia di altre immagini.
Clic, ed ecco l'ingresso annerito dalla sporcizia e dagli escrementi viscidi;
Clic, clic: corpi a centinaia, accovacciati, sdraiati, imploranti, agonizzanti, morti.
Clic, in mezzo a vomito, urina e dissenteria, e poi, clic, l' obbiettivo cattura un raggio di sole che, da una finestra, cade impietosamente su un ammasso di corpi dal disperato tentativo di rimanere aggrappati alla vita.
Clic: un viso che sorge da quella stasi orizzontale, con il turbante disfatto su un volto emaciato e lo sguardo perso in chissà quale allucinazione, una mano protesa oltre la sagoma del fotografo verso il miraggio dell' acqua creata dal sole.
L'inferno. Sullo sfondo, corpi sdraiati in diverse pose che tradivano tutta la loro sofferenza; al centro della fotografia, Karam che fissava dritto nell'obbiettivo, con le mani protese in avanti come a chiedere pietà.
Quando finalmente l'emergenza idrica fu risolta, si mise in coda.
Un uomo in testa alla fila riempì d'acqua il proprio secchio e, in
capace di aspettare, vi affondò la faccia e bevve a pieni sorsi.
Cadde in preda a una sorta di delirio:
iniziò ad urlare di piacere e, come colto da un raptus, si rovesciò addosso l'intero secchio.
Quel gesto scatenò la brama degli altri.
Uomini, donne, bambini sbucarono da ogni dove attorno alle cisterne, si spogliarono e,
uno accanto all' altro si rovesciarono addosso il liquido prezioso.
Ridevano, schiamazzavano e strillavano felici mentre i loro corpi si contorcevano e si agitavano sotto un vortice fluido. Quell'improvvisa negligenza, quello spreco e quella mancanza di riguardo dopo giorni di arsura e di inaridimento furono come un battesimo di massa.
In mezzo a quell'euforia, Amrit fù l' unico a notare gli increduli clic, clic, clic di una macchina fotografica Kodak Brownie con tanto di flash: un fotoreporter stava immortalando quell' inusitato bagno collettivo prima di entrare nel collage a caccia di altre immagini.
Clic, ed ecco l'ingresso annerito dalla sporcizia e dagli escrementi viscidi;
Clic, clic: corpi a centinaia, accovacciati, sdraiati, imploranti, agonizzanti, morti.
Clic, in mezzo a vomito, urina e dissenteria, e poi, clic, l' obbiettivo cattura un raggio di sole che, da una finestra, cade impietosamente su un ammasso di corpi dal disperato tentativo di rimanere aggrappati alla vita.
Clic: un viso che sorge da quella stasi orizzontale, con il turbante disfatto su un volto emaciato e lo sguardo perso in chissà quale allucinazione, una mano protesa oltre la sagoma del fotografo verso il miraggio dell' acqua creata dal sole.
L'inferno. Sullo sfondo, corpi sdraiati in diverse pose che tradivano tutta la loro sofferenza; al centro della fotografia, Karam che fissava dritto nell'obbiettivo, con le mani protese in avanti come a chiedere pietà.
martedì 13 dicembre 2011
Baci come Dio.
Il mio cuore aveva mai amato?
Occhi rinnegàtelo, perchè non ha mai conosciuto la bellezza fino ad ora.
Se io profano con la mia mano indegna questo santuario è un peccato gentile.
Occhi rinnegàtelo, perchè non ha mai conosciuto la bellezza fino ad ora.
Se io profano con la mia mano indegna questo santuario è un peccato gentile.
Le mie labbra, come due pellegrini, chiedono la grazia di riparare la rude offesa con un dolce bacio.
Buon pellegrino, non disprezzare la tua mano, che ha dimostrato solo devozione,
perché i santi hanno mani, che i pellegrini toccano con le mani, ma palma contro palma questo è il bacio dei santi.
I santi non hanno labbra come le hanno i pellegrini?
Sì, pellegrino, ma servono solo per pregare.
E allora, mia santa, concedi che le labbra preghino come le mani o la fede diventa disperazione.
I santi, non si muovono, ascoltano chi prega, nient' altro.
E tu non muoverti mentre mi esaudisco da solo,
dalle mie labbra le tue labbra han tolto il peccato.
E le mie lo hanno avuto dalle tue!
Lo hai avuto dalle mie labbra che incoraggiamento soave.
Buon pellegrino, non disprezzare la tua mano, che ha dimostrato solo devozione,
perché i santi hanno mani, che i pellegrini toccano con le mani, ma palma contro palma questo è il bacio dei santi.
I santi non hanno labbra come le hanno i pellegrini?
Sì, pellegrino, ma servono solo per pregare.
E allora, mia santa, concedi che le labbra preghino come le mani o la fede diventa disperazione.
I santi, non si muovono, ascoltano chi prega, nient' altro.
E tu non muoverti mentre mi esaudisco da solo,
dalle mie labbra le tue labbra han tolto il peccato.
E le mie lo hanno avuto dalle tue!
Lo hai avuto dalle mie labbra che incoraggiamento soave.
Allora rendimi, il mio peccato.
Baci come dio.
Romeo and Juliet.
domenica 11 dicembre 2011
Innamorati dell' amore.
Amare non è guardarsi a vicenda, ma guardare nella stessa direzione.
Ho ancora le unghie sporche di stoffa arancione, tutte le volte che affondavo in quelle lenzuola. Quel tuo caldo liquido che MI colava in bocca, le nostre lingue giocavano e io avevo miriade e miriade di farfalle che volavano, facevano male, all'altezza del costato. Il cerchio. Lo immaginavo. Equilibrio. Il tuo vortice. La paura, timore, di affondarTI. Era come toccare una rosa con più spine che petali. UN SALTO NEL VUOTO, ERA IMMAGINARIO. TU, NON CI SEI MAI STATO. Il mio paradiso era assaporare erba dalla tua bocca, e mi scioglievo, colavo, come miele. L'inferno era non respirare. Quel contagoccie rilassava gli arti, sonni." Ah, povero me, sono in ritardo" nascondevi il tempo nel taschino. Io ti leggevo. Quelle lettere, una a una uscivano dalla bocca e si trasformavano in suoni. Si ballava. Le lettere prima o poi si trasformeranno in parole. Quelle parole facevano più male dei pugni. Quei pugni battono ancora sui muri. La casa sull'albero. Qui i muri stanno cadendo. Sono seduta sul tetto, respiro l'aria e osservo il cielo. Si muove veloce, come quel tempo che tenevi nascosto.
Ho ancora le unghie sporche di stoffa arancione, tutte le volte che affondavo in quelle lenzuola. Quel tuo caldo liquido che MI colava in bocca, le nostre lingue giocavano e io avevo miriade e miriade di farfalle che volavano, facevano male, all'altezza del costato. Il cerchio. Lo immaginavo. Equilibrio. Il tuo vortice. La paura, timore, di affondarTI. Era come toccare una rosa con più spine che petali. UN SALTO NEL VUOTO, ERA IMMAGINARIO. TU, NON CI SEI MAI STATO. Il mio paradiso era assaporare erba dalla tua bocca, e mi scioglievo, colavo, come miele. L'inferno era non respirare. Quel contagoccie rilassava gli arti, sonni." Ah, povero me, sono in ritardo" nascondevi il tempo nel taschino. Io ti leggevo. Quelle lettere, una a una uscivano dalla bocca e si trasformavano in suoni. Si ballava. Le lettere prima o poi si trasformeranno in parole. Quelle parole facevano più male dei pugni. Quei pugni battono ancora sui muri. La casa sull'albero. Qui i muri stanno cadendo. Sono seduta sul tetto, respiro l'aria e osservo il cielo. Si muove veloce, come quel tempo che tenevi nascosto.
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